No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20130323

Banshee, Pennsylvania

Banshee - di Jonathan Tropper e David Schickler - Stagione 1 (10 episodi; Cinemax) - 2013

Un uomo, del quale non sapremo mai il vero nome, esce da una prigione, non lontano da New York City. Si è fatto 15 anni dentro. La prima cosa che fa è bersi una birra. La seconda è scoparsi la barista nel retro del bar. La terza è rubare un'auto, per andare in città a trovare il vecchio amico Job, un personaggino di tutto rispetto, che oltre ad essere un genio informatico è chiaramente gay ed ha una smisurata passione per trucco e parrucche. La ragione per cui gli serve Job è che sta cercando una persona: la sua complice in quel colpo che ha fruttato a lui i 15 anni al fresco (e che, scopriremo tramite i frequenti flashback nel corso dei 10 episodi, non sono stati esattamente una passeggiata). C'è qualcuno che lo sta seguendo: ma, come scopriremo molto presto, quest'uomo non è uno di quelli che si impaurisce facilmente, o che si ferma davanti agli ostacoli. Provare per credere: quando finalmente ritrova la sua complice (in una cittadina della Pennsylvania che risponde al nome di Banshee, luogo ameno che ha una nutrita comunità Amish e perfino una riserva indiana), Ana, che, lo scopriamo insieme a lui, ha cambiato nome, si chiama adesso Carrie Hopewell, è sposata col procuratore distrettuale del luogo dove vive ed ha due figli (la maggiore dei quali un po' troppo grandicella per non suscitare dei sospetti), che lo supplica di sparire dalla sua vita, lui che fa? Assume l'identità di Lucas Hood, la persona che sta per essere nominato sceriffo della città.

C'era una certa attesa verso questa nuova serie di Cinemax, il canale sussidiario di HBO che si occupa di azione e perfino di soft porno. Se vi chiedeste il perché, è presto detto: Alan Ball, scrittore della sceneggiatura di American Beauty e creatore di Six Feet Under e di True Blood, è uno dei produttori, ed ha definitivamente abbandonato True Blood. Beh, devo dire che di sicuro Banshee non è certo quello che mi aspettavo; ma posso dirvi che questa serie possiede un certo fascino, e che è stata una di quelle che ultimamente ho seguito con maggior interesse, aspettando i nuovi episodi con una certa apprensione.
Violenta, violentissima, splatter e decisamente disturbante in più momenti (confesso che mi sono coperto gli occhi spesso, in quasi tutti gli episodi, e che addirittura mi sono sognato una delle scene più devastanti dell'episodio 6 dal titolo Wicks), con abbondanti e semi-esplicite scene di sesso, scazzottate che possono durare fino a venti minuti, sparatorie, mutilazioni e chi ne ha più ne metta, Banshee tira fuori l'animale che è in noi, e chi lo ha paragonato a Walker Texas Ranger dovrebbe riflettere sul significato della parola ridicolo. Certo, esagera anche chi lo ha accostato a Twin Peaks: diciamo che potremmo al massimo paragonarlo ad una versione outlaw di Justified, o ad un Sons of Anarchy senza motociclette (anche se l'episodio 5, The Kindred, si basa proprio su una banda di motociclisti), senza quella sottotrama shakespeariana così spiccatamente esibita, anche se l'elemento familiare non manca di certo.
Nonostante i miei dubbi iniziali, il cast è una di quelle cose che si rivelano vincenti. Il protagonista è Antony Starr, attore neozelandese per me sconosciuto fino a Banshee, che molti troveranno poco espressivo, ma che al contrario io trovo perfetto per la parte; Ana/Carrie è interpretata dalla bellezza strana di Ivana Milicevic, nata a Sarajevo da famiglia croata e sorella del chitarrista Tomo, dei 30 Seconds to Mars, qui alla prima parte importante (ma l'avevamo vista in Casino Royale nella parte della fidanzata di Le Chiffre), che se la cava egregiamente nella parte della falsa soccer mom specializzata nel tiro al bersaglio e nella lotta "vale tutto". Importantissimi nell'economia della serie il fantastico attore danese Ulrich Thomsen (Kai Proctor, un boss malavitoso locale, nato però nella comunità Amish), che i più attenti si ricorderanno in Festen, Le mele di Adamo, Non desiderare la donna d'altri, In un mondo migliore, e che ultimamente è entrato anche nel cast di Fringe, l'ottimo caratterista Frank Faison (Sugar), visto anche in The Wire, lo scatenato Hoon Lee (Job), autore tra l'altro delle migliori battute della serie, Matt Servitto (Lotus), visto in The Sopranos, e lo straordinario Ben Cross (l'Harold Abrahams di Momenti di gloria) nel ruolo di Mr. Rabbitt, il boss ucraino antagonista principe della serie. Per gli amanti della patatina ci sono Trieste Kelly Dunn (Siobhan Kelly), l'ex modella Lili Simmons (la morbosa Rebecca Bowman), e verso la fine della serie anche la bellissima (secondo me) Odette Annable in versione indiana americana, nei panni di Nola Longshadow.
Regie adrenaliniche e molto curate, grande fotografia, ritmo non forsennato ma le sceneggiature ed il montaggio non lasciano annoiare lo spettatore. Magari non sarà per tutti, ma io mi sono appassionato quasi immediatamente a questa serie e sono curioso di vedere come se la caveranno gli sceneggiatori per la seconda stagione.

2 commenti:

monty ha detto...

Mi incuriosiva vederlo, ma se ha
impressionato te, che notoriamente
hai una soglia di sopportazione
più alta della mia, comincio ad
avere dei dubbi

jumbolo ha detto...

Ho una soglia di sopportazione notoriamente più alta della tua? Ma siamo sicuri? Guarda che te fai il sindacalista eh...